Il mio lavoro di architetto m’impone in continuazione di effettuare salti di scala. Immaginare a scala reale, rappresentare in scala ridotta e alla fine, in cantiere, riportare il tutto alla scala reale e alla concretezza della materia.
Come fotografo mi sono potuto permettere di giocare confondendo i piani, elementi reali che richiamano architetture plausibili e personaggi minuscoli che in qualche modo interagiscono con questi “non luoghi”.
Questo uso della fotografia macro permette questo gioco, ci permette di osservare dall’esterno, come osservatori privilegiati, di entrare nel dettaglio di scene che noi stessi abbiamo creato, dove un mattone di cotto può diventare in pochi secondi la facciata di un palazzo cubista piuttosto che la superficie del pianeta Marte.